GENOVA. Ecotassa salatissima per la Liguria: 25 euro per ogni tonnellata di rifiuti prodotta al di sotto degli obiettivi minimi di raccolta differenziata. Chi l’ha prevista? La stessa Regione Liguria, che la settimana scorsa ha approvato il ddl 22 recante “Misure per lo sviluppo della raccolta differenziata e del riciclaggio dei rifiuti”. Un disegno di legge, quello della giunta Toti e propugnato dal suo assessore all’ambiente Giampedrone, che evidentemente punta ad un sistema penale più che premiale e che, di fatto, di misure tout court non ne assume altre se non – per l’appunto – quelle dissuasive intrinseche nella multa. Eppure di misure strutturali da realizzare per completare il ciclo rifiuti in Liguria ce ne sarebbero, e sono anche già scritte: l’ultimo atto della giunta Burlando lo scorso 25 marzo fu proprio quello di approvare il nuovo piano rifiuti. Piano ambizioso e oneroso, in realtà, che riusciva a non prevedere alcun termovalorizzatore, puntando sugli impianti anaerobici di trattamento dell’umido e impianti di valorizzazione della frazione umida da indifferenziato atti ad accogliere anche la l’organico da raccolta differenziata. In più si prevede una copertura impiantistica fatta anche di stabilimenti per la produzione di CSS e di separazione dei materiali dal secco indifferenziato. Insomma, un maquillage totale che però ha un costo piuttosto alto. Inoltre il circolo vizioso dei ritardi nell’impiantistica ligure sono stati spesso proprio nell’incapacità di spingere sulla differenziata: senza una sufficiente quantità di materia gli stabilimenti sono affamati. Per agire su questi due elementi la Regione Liguria ha pensato bene, dunque, di far scattare degli obiettivi di raccolta piuttosto ambiziosi: riciclo dei rifiuti del 45% al 2016 e del 65% entro il 2020. Obiettivi pressoché irraggiungibili, specie per i comuni più grandi: basti pensare che la provincia più virtuosa, La Spezia, puntava a raggiungere il 40% di differenziata nei prossimi due anni. Si preannuncia un “bagno di sangue” per i contribuenti liguri, giacché a pagare sarà ogni singolo Comune che, dopo aver presentato un consuntivo nell’ultimo quadrimestre dell’anno sul quale saranno misurate le performance, poi si rivarrà di questa sorta di ecosanzione con la tassa rifiuti dell’anno successivo. Una doppia beffa per i cittadini, che non sono certo i primi responsabili dei ritardi di questi anni e che già pagano il prezzo di una delle gestione più onerose d’Italia (201,69 euro annui), gravata anche dai continui affidamenti a conferimenti fuori regione (accordi confermati per bruciare in Piemonte anche per il 2016). Niente paura, però: Toti e i suoi facendo delle stime sui dati 2014 dell’osservatorio regionale rifiuti, hanno già previsto di incamerare circa 3 milioni di euro in due anni, e – specifica il ddl – questi soldi saranno già messi a copertura di “interventi nel settore dell’ambiente” nel 2015. Tra le destinazioni di questi finanziamenti proprio delle azioni, su proposta delle stesse amministrazioni comunali (entro il 31 marzo 2016) e previa approvazione del governo regionale, per raggiungere gli obiettivi incentivando sistemi di tariffazione puntuale e – per i piccoli comuni – il compostaggio di comunità per l’organico. Al netto dei giudizi etici sull’introduzione di sanzioni per un limite che è impossibile non superare, l’unico punto di questo piano che è in linea evolutiva con la legge del marzo scorso sta nell’accentramento della regia nelle mani del palazzo regionale: un punto positivo alla luce dell’eccessiva frammentazione denunciata anche dalla Commissione bicamerale d’inchiesta nella sua relazione conclusiva sul territori della Liguria risalente al mese scorso. Peccato che per realizzare una rete funzionale servano ben altri fondi: per ora l’unico nuovo impianto ad avanzare è il sito di Scarpino 3. Accanto agli storici sversatoi di Genova c’è un nuovo sito che sta per ricevere l’AIA e che dovrebbe ricevere l’organico biostabilizzato a valle della tritovagliatura dell’indifferenziato. Ancora poco per vedere la luce in fondo al tunnel di una regione troppo lontana da una gestione autonoma del ciclo dei rifiuti.