La Commissione europea ha sottoposto la bozza di regolamento delegato che modifica la tassonomia degli investimenti verdi al gruppo di esperti per la finanza sostenibile, che dovrà esprimersi entro il prossimo 12 gennaio. La Commissione: “Gas naturale ed energia nucleare faciliteranno la transizione verso un futuro a zero emissioni”
È fissata al prossimo 12 gennaio la data entro cui il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile sarà chiamato a fornire la propria valutazione sulla bozza di atto delegato messa a punto dalla Commissione europea per inserire energia nucleare e gas naturale nel regolamento sulla tassonomia degli investimenti verdi, strumento cardine della strategia con la quale l’Ue punta nei prossimi 30 anni a orientare i capitali finanziari nella direzione della sostenibilità. Poco più di una settimana, poi in caso di parere positivo Bruxelles adotterà il testo ‘emendando’ il capitolo energia del regolamento 2021/2039 dello scorso 4 giugno con l’elenco dei criteri in base ai quali le attività economiche possono essere considerate necessarie al raggiungimento della neutralità climatica, quindi sostenibili a tutti gli effetti. “Tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione tra gli Stati membri – scrive l’esecutivo in una nota – la Commissione ritiene che il gas naturale e il nucleare abbiano un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili”.
Una decisione sulla quale hanno pesato in maniera determinante i pareri degli organi scientifici, dice l’esecutivo. Per il gas è valso il via libera già rilasciato dal gruppo di esperti, con condizioni considerate molto restrittive come il limite massimo di 270 grammi di CO2 per kwh e l’obbligo di sostituire impianti a combustibili fossili più inquinanti. Le nuove installazioni inoltre potranno essere autorizzate entro e non oltre il 2030. Per il nucleare la questione è stata rimessa al Joint Research Center, l’istituto di ricerca ‘in house’ della Commissione, che a valle di un lungo approfondimento ha valutato l’energia nucleare come compatibile con il principio ‘Do Not Significant Harm’, chiave di volta dell’intera tassonomia, a patto che siano rispettate una serie di condizioni tra cui la compliance alle direttive Euratom in materia di autorizzazione degli impianti e di gestione del ciclo del combustibile e delle scorie radioattive. Termine ultimo per il rilascio delle autorizzazioni fissato al 2045. “Il quadro giuridico europeo esistente fornisce un’adeguato sistema per garantire il più alto livello di protezione dei lavoratori, del pubblico e del ambiente nell’Ue” garantisce la Commissione. Rispetto alla gestione delle scorie, tema che è da sempre il principale oggetto delle critiche del fronte ambientalista, “le tecnologie necessarie sono ora disponibili” chiarisce Bruxelles citando il JRC, aggiungendo che “depositi geologici profondi possono essere considerati – allo stato delle conoscenze odierne – mezzi appropriati e sicuri per isolare il combustibile esaurito e altre sostanze radioattive ad alto livello rifiuti dalla biosfera per tempi molto lunghi”.
Una decisione, quella dell’esecutivo, figlia non solo dei pareri scientifici ma anche della consapevolezza che “il mix energetico esistente oggi in Europa varia da uno Stato membro all’altro”, scrive la Commissione. motivo per cui la tassonomia deve prevedere “attività energetiche che consentono agli Stati membri di avanzare verso la neutralità climatica da posizioni così diverse”. Nella visione dell’Ue gas e nucleare dovranno insomma fare da fonti energetiche di transizione per i Paesi “ancora fortemente basati su tecnologie a base di carbone con un’alta intensità emissiva”, accelerandone il ‘phase out’ a vantaggio di un mix a basse emissioni che in prospettiva sia sempre più centrato sulle rinnovabili. Una scelta strategica che spacca in due l’Ue: da una parte il fronte dell’atomo, in testa Francia e Paesi dell’Est, dall’altra il blocco ‘anti nucleare’ guidato dalla Germania, secondo cui gli investimenti andrebbero indirizzati esclusivamente nella direzione delle energie rinnovabili. Tra i Paesi favorevoli alla modifica della tassonomia anche l’Italia, che pur avendo detto ‘no’ all’energia nucleare con due referendum punta molto sul gas naturale come energia di transizione. È anche se al momento appare difficile ipotizzare un ritorno all’atomo nel nostro Paese, c’è già chi si dice pronto a organizzare un ‘contro referendum’ all’indomani del via libera definitivo alla nuova tassonomia Ue.
La partita ad ogni modo è ancora lontana dal fischio finale. Una volta ottenuto il parere del gruppo di ricerca, Bruxelles dovrebbe procedere entro il mese di gennaio all’adozione formale dell’atto delegato, che sarà poi inviato a Parlamento e Consiglio Ue che a loro volta avranno quattro mesi di tempo per esaminarlo ed eventualmente formalizzare la propria opposizione. Nello specifico, per opporsi il Consiglio avrà bisogno del voto del 72% degli Stati membri (ossia almeno 20 Paesi), mentre al Parlamento basterà una maggioranza semplice, vale a dire almeno 353 deputati in plenaria. Solo una volta terminato il periodo di controllo e ammesso che nessuno dei colegislatori si opponga, il provvedimento entrerà in vigore e sarà pienamente applicabile. “Le attività contemplate in questo atto delegato complementare – assicura la Commissione – accelereranno l’eliminazione graduale di fonti più dannose, come il carbone, e ci orienteranno verso un mix energetico più ecologico e a basse emissioni di carbonio”.