Il ministro: “Troppa burocrazia, serve qualcosa di nuovo”. Ma il sistema delle agenzie ambientali avverte: “Pronti a mettere a disposizione le competenze tecniche, ma serve un rafforzamento delle nostre strutture”
“Vivendo a Genova ho potuto constatare il successo del modello ‘ponte Morandi’. Dobbiamo guardare al Recovery Plan come a un’occasione per costruire il ponte verso la sostenibilità. Non è sbagliato dire che è l’ultima occasione che abbiamo”. Un nuovo modello di governance per rispondere all’esigenza di “fare presto e bene”. Lo propone il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, aprendo il workshop sul Programma nazionale di ripresa e resilienza organizzato da Ispra e Snpa, il sistema nazionale delle agenzie ambientali. “Dieci settimane sono molto poche – ha detto Cingolani – ma dobbiamo farcele bastare visto che la data di consegna del Pnrr non è negoziabile. Non preoccupano tanto le capacità tecniche di implementare le linee del Programma, che ci sono tutte, ma la capacità di mettere a terra i progetti, visto che oggi riusciamo a fare più o meno il 10% di quello che promettiamo ogni anno. Se questo dovesse capitare per il Pnrr sarebbe catastrofico. Dobbiamo inventare qualcosa di completamente nuovo, una struttura nuova. Il nostro meccanismo burocratico è talmente complesso che semplificarlo potrebbe essere impossibile”, ha detto Cingolani, lamentando la carenza di competenze tecnico-scientifiche in seno al Ministero.
La proposta di una struttura nuova con competenze tecniche rafforzate ha sollecitato l’immediata replica del sistema delle agenzie ambientali, quelle che all’indomani dell’approvazione del Pnrr si troveranno materialmente a fare i conti con centinaia di procedimenti istruttori e con il rischio di un effetto ‘collo di bottiglia’. Prima di pensare a strutture nuove occorre rafforzare le nostre, avverte il sistema. “Le competenze tecniche e scientifiche sono quasi tutte in Ispra e Snpa, insieme a Enea– spiega Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra – per questo chiediamo da tempo di essere utilizzati al meglio. Siamo nelle condizioni di poter dare tutto il nostro contributo, ma serve potenziare strutture nelle quali oggi l’eta media è di 53-54 anni. Per farcela occorre integrare nuove energie e competenze. Il nostro standing internazionale su temi come l’economia circolare o l’efficientamento energetico non ha nulla da invidiare a nessuno. Dobbiamo tagliare via il ciarpame procedurale più che burocratico. Bisogna lavorare di più sull’ex post degli interventi, con autocertificazioni e controlli rafforzati, che sull’ex ante”.
“La transizione burocratica invocata dal ministro Cingolani è la priorità – aggiunge il presidente Snpa Stefano Laporta – ma non si tratterà solo di semplificare o ridurre i termini dei procedimenti, quanto di re-ingegnerizzare e razionalizzare i processi. In questo il sistema delle agenzie ambientali con i suoi oltre 10mila operatori potrà offrire un contributo fondamentale, non solo in fase di messa a terra ma anche nella fase successiva del monitoraggio dell’impatto ambientale degli interventi”. Una necessità, quella di rafforzare il sistema di controllo e monitoraggio a valle degli interventi che trova d’accordo anche l’Istituto Superiore di Sanità. “Transizione ecologica significa soprattutto ricostruire il rapporto tra ambiente e salute – spiega il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – come ci insegnano i giorni dell’emergenza pandemica. Due dimensioni alle quali oggi dobbiamo aggiungere quella del clima. Il dipartimento ‘Salute e ambiente’ dell’Iss affronta il tema a 360 gradi da molto tempo, ad esempio monitorando gli effetti degli interventi di bonifica. La pandemia però chiede risposte rapide, con meccanismi di analisi e gestione dei dati che non possono essere quelli tradizionali. Puntare sulle giovani generazioni è una delle strade principali per garantire la capacità d’innovazione. Da questo punto di vista la previsione di un ‘Sistema di prevenzione salute-ambiente’ all’interno del Pnrr è un elemento fondamentale. L’Iss e il Ministero della Salute sono fortemente impegnati nel disegno e nella realizzazione di questo progetto”.
Gli istituti tecnico-scientifici insomma come candidati ideali al ruolo di ‘braccio operativo’ del governo, nell’attuazione prima e nel monitoraggio poi degli interventi del Pnrr. Ma anche nella promozione del confronto tra portatori d’interesse. Ed è in quest’ottica che Ispra e Snpa lanciano la loro Transizione Ecologica Aperta, TEA, un ciclo di sei workshop, dal 29 al 31 marzo, dedicati ai temi del Pnrr e aperti ai principali stakeholder pubblici e privati. “L’idea – dice il presidente Laporta – è quella di parlarci, superando lo steccato delle rispettive competenze. Dobbiamo farlo presto e bene, mantenendo un elevato livello di tutela dell’ambiente. Il Sistema offre uno spazio di confronto vero, non di facciata, in cui gli stakeholder pubblici e privati possano superare le distinzioni e parlarsi con un approccio propositivo”.
“Quella di fare ‘presto e bene’ è da tempo una speranza di tutti – dice Maria Cristina Piovesana, vice presidente di Consindustria – ma nei fatti sempre disattesa. Perchè? Ipertrofia legislativa e burocratica, conflittualità tra istituzioni, territori, imprese. A questo vanno aggiunti i comitati che si oppongono ad ogni opera. Dobbiamo trasformare il ‘presto e bene’ in realtà, andando anche oltre il Pnrr. Il primo livello sul quale lavorare è quello culturale: una reale semplificazione delle procedure potrà avvenire solo se si ricostruisce la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. “Dobbiamo fare in modo – aggiunge il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – che le migliaia di cantieri che si apriranno non diventino una guerra civile diffusa. Servono nuovi strumenti di condivisione territoriale, ad esempio estendendo lo strumento del dibattito pubblico a tutte le opere da sottoporre a Via. Per riacquistare la fiducia dei cittadini però bisogna anche rafforzare il sistema dei controlli ambientali, approvando i decreti attuativi della legge di istituzione del Snpa e consolidare le strutture tecniche abrogando la clausola di invarianza dei costi“.