La pandemia non ferma le attività di raccolta e avvio a recupero degli oli alimentari esausti: nel 2020 il consorzio RenOils ha ritirato oltre 37mila tonnellate, trasformate in carburante e cosmetici
L’emergenza pandemica non ferma il ciclo del riciclo dell’olio alimentare esausto, facendo registrare solo una leggera flessione rispetto all’anno precedente dovuta alla chiusura o all’apertura a intermittenza delle attività di ristorazione. Lo dimostrano i numeri del consorzio RenOils, che nel 2020 ha raccolto 37mila 234 tonnellate di oli e grassi vegetali e alimentari esausti. Dal 2018 sono 113mila 702 le tonnellate raccolte, soprattutto presso le attività commerciali, avviate per il 70% a nuova vita da aziende aderenti al consorzio. “Siamo molto orgogliosi – ha spiegato Ennio Fano, Presidente di RenOils – dei risultati raggiunti nel 2020, anno della pandemia mondiale. Nonostante ristoranti aperti a intermittenza e la chiusura delle mense per gran parte dell’anno, abbiamo raccolto solamente qualche migliaio di tonnellate in meno rispetto al 2019. Questi importanti traguardi in tre anni sono stati raggiunti grazie ai consorziati che, in forma singola o associata rappresentano oltre 80mila aziende. Tutti loro, dai produttori di oli e grassi alimentari ai raccoglitori, dalle aziende di trattamento a quelle di riciclo, senza dimenticare le numerose aziende e i cittadini che hanno raccolto in modo differenziato gli oli alimentari esausti dopo il loro utilizzo, hanno contribuito a trasformare tonnellate di quello che potenzialmente era un rifiuto in una risorsa preziosa”.
Se opportunamente trattato e rigenerato, l’olio alimentare può infatti trovare spazio in tantissime applicazioni: dalla cosmetica al settore energetico, dove può essere utilizzato come base per la produzione di biocarburanti per autotrazione o per la generazione di energia elettrica. Il tutto con notevoli vantaggi ambientali, visto che la corretta raccolta scongiura la dispersione di un rifiuto che, sebbene non pericoloso, se rilasciato in ambiente può compromettere la qualità della falda acquifera e che quando invece finisce nel lavandino rischia di alterare l’efficienza degli impianti di depurazione. Ma riciclare l’olio significa anche tagliare emissioni in atmosfera: per ogni tonnellata di olio esausto avviato a recupero si evita l’emissione di 2,4 tonnellate di anidride carbonica. In tre anni di attività RenOils ha avviato a recupero circa 73mila tonnellate di oli e grassi alimentari esausti, evitando l’emissione in atmosfera di 175mila tonnellate di CO2 equivalente.
“Oltre a un rafforzamento della raccolta nei ristoranti e nelle attività commerciali – ha detto Fano – a vera sfida è quella di migliorare la raccolta differenziata presso i cittadini mettendo in piedi, insieme ai comuni e alle municipalizzate, dei modelli di raccolta virtuosi e innovativi capaci di intercettare quegli oli che se dispersi nell’ambiente possono causare danni a suolo e acque. Un altro aspetto interessante – ha concluso il Presidente – è che l’intero sistema di raccolta si autofinanzia attraverso il contributo ambientale e i costi non ricadono quindi sulle tasche dei cittadini o degli enti locali”.