Secondo SITEB, i parametri restrittivi del decreto ‘end of waste’ sui rifiuti da costruzione e demolizione potrebbero condannare alla discarica oltre un terzo del fresato d’asfalto oggi avviato a riciclo
È uno scenario paradossale, quello che si apre davanti alla filiera del fresato d’asfalto: avere ben due decreti ‘end of waste’ ma ritrovarsi comunque costretta a conferire in discarica una buona fetta dei materiali cui si sarebbe dovuta dare una seconda vita. È l’allarme lanciato da SITEB, in una nota inviata al Ministero dell’Ambiente nell’ambito del tavolo di lavoro per la revisione del decreto ‘end of waste’ sui rifiuti da costruzione e demolizione. Il regolamento è formalmente in vigore dallo scorso 4 novembre ma prevede una clausola di riesame in virtù della quale entro il prossimo 4 maggio il Ministero potrà ridefinirne alcuni aspetti per venire incontro alle criticità applicative segnalate in questi mesi dalle imprese. Secondo SITEB, se il decreto restasse così com’è, oltre un terzo del fresato gestito ogni anno in Italia, pari a oltre 14 milioni di tonnellate, non potrebbe più essere riciclato e dovrebbe necessariamente essere smaltito in discarica.
Principale oggetto delle critiche mosse al decreto è il carattere estremamente restrittivo dei limiti di concentrazione fissati dalla tabella 2 per la ricerca di contaminanti nella matrice solida degli aggregati riciclati prodotti dal trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione. Secondo SITEB, nello specifico, i limiti fissati per la ricerca di idrocarburi renderebbero di fatto impossibile la produzione di aggregati riciclati a partire dal fresato d’asfalto, destinando alla discarica la quota non direttamente utilizzabile per la produzione di nuovo conglomerato bituminoso, compresa tra i 4 e i 6 milioni di tonnellate. Per questo l’associazione chiede, tra l’altro, di rivedere i limiti di concentrazione, giudicati come “eccessivamente ristrettivi e sproporzionati rispetto ai reali rischi connessi al riciclo di questi materiali”.
Ma l’associazione chiede anche di “chiarire gli ambiti di sovrapposizione tra questa normativa e quella già esistente”, vale a dire il decreto ‘end of waste’ sul fresato d’asfalto entrato in vigore nel 2018, che a sua volta aveva suscitato diverse perplessità tra gli operatori. Nodi che rischiano di vanificare il potenziale economico e ambientale del riciclo del fresato. La normativa tecnica di riferimento prevede oggi un impiego di fresato riciclato anche fino al 30% nella produzione di nuovo conglomerato bituminoso, attività che in Italia secondo SITEB si traduce ogni anno in risparmi per 380mila tonnellate di bitume vergine e nel recupero di oltre 9 milioni di tonnellate di inerti, “equivalenti in termini economici ad un risparmio di circa 370-380 milioni di euro di sole materie prime – spiega Stefano Ravaioli, direttore di SITEB – producendo conglomerato con il 100% del fresato il risparmio economico salirebbe fino a 1.200 milioni di euro/anno di sole materie prime. Se non si modificherà la normativa sull’end of waste dei rifiuti inerti – avverte Ravaioli – questo potenziale rischia di andare disperso”.