Contenuto a cura di Airmet – Associazione Nazionale Recuperatori Metalli
7 aree su cui delocalizzare i 108 operatori da 20 anni in attesa di una proposta per poter operare regolarmente, un progetto dei nuovi impianti da presentare entro un mese e poi il lungo iter che porterebbe al cantieramento dei lavori. Un programma assai improvvisato quello presentato ieri dall’Ufficio Rifiuti del Comune di Roma Capitale; programma dal quale sarebbero esclusi almeno 58 dei 108 operatori che dovrebbero presentare richiesta di autorizzazione non al Comune, ma alla Provincia, in quanto competente a rilasciare i permessi a trattare i rifiuti di rottami metallici. Sono queste le condizioni poste ai recuperatori di metalli e agli autodemolitori della capitale, per poter ottenere una proroga alle loro storiche autorizzazioni, nelle more di una soluzione definitiva alla tragicommedia di cui, loro malgrado, sono protagonisti da oltre un ventennio.
Ma le condizioni dettate al tavolo tecnico chiesto e ottenuto da Airmet, l’associazione dei recuperatori, non hanno minimamente soddisfatto gli associati, improvvisamente, e con il classico colpo di spugna, rimandati alla Provincia per la richiesta di rinnovo delle autorizzazioni. «Non presenteremo nessun progetto, perché non incapperemo nella solita trappola di investire migliaia di euro in consulenze per poi scoprire che le aree indicate dall’ufficio competente non sono idonee – tuona il presidente di Airmet, l’ingegnere Nicola Giovanni Grillo, che poi spiega – la nostra associazione ha dato incarico ad uno studio specializzato di effettuare una valutazione delle 14 aree solo due mesi fa indicate dal Comune come idonee ad accogliere le imprese da delocalizzare. Ebbene, secondo i risultati dello studio, non ancora concluso, quasi nessuna è risultata idonea».
Non è un caso, peraltro, se l’elenco di 14 siti inizialmente imposto agli operatori, nell’incontro di ieri lo stesso comune lo ha ridotto a 7. Ma ad esacerbare ancora di più gli animi dei recuperatori, è stato il palese rimpallo di competenze tra Comune e Regione rispetto a chi debba autorizzare gli impianti che si occupano esclusivamente del recupero dei rottami. «La estemporanea soluzione indicata dal Campidoglio – spiega il Presidente Airmet – riguarda una buona parte degli impianti, chi garantisce per essi? Siamo stanchi di avere interlocutori di passaggio, disposti ad affrontare la questione per la durata del loro mandato salvo poi ripartire da capo. Gli Enti competenti ci diano delle risposte chiare».
E proprio alla Regione l’Airmet ha indirizzato una missiva chiedendo un incontro urgente perché l’Ente di Via Cristoforo Colombo assuma un impegno scritto e non solo verbale con i diretti interessati: avviare e concludere nel più breve tempo possibile, la delocalizzazione in aree riconosciute idonee da tutti gli Enti interessati e rilasciare le autorizzazioni definitive sia agli autodemolitori che ai recuperatori, nel pieno rispetto delle norme di tutela e compatibilità ambientale in una città che è la sintesi di una secolare stratificazione di storia e cultura.
«Sono 20 anni che ci prendono in giro. Ci negano permessi, ci fanno promesse, pongono vincoli e dettano condizioni – conclude Grillo. L’economia di un’intera filiera e del suo indotto, il futuro di migliaia di lavoratori, la dignità di una categoria, le esigenze dei cittadini/utenti sono imbrigliati nelle maglie di una burocrazia farraginosa e dannosa, frutto della malapolitica e della pessima amministrazione». L’Airmet è pronta a scendere di nuovo in piazza se Comune e Regione non risponderanno alle legittime richieste degli operatori.«