Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza come occasione preziosa per rigenerare l’intera industria della gestione dei rifiuti nel nostro Paese, ma non mancano le criticità: dall’iniqua ripartizione dei fondi tra settore pubblico e privato alla burocrazia che rischia di frenare gli interventi
Sebbene durante la Cop26 di Glasgow sia stata messa all’angolo, l’economia circolare trova un suo spazio nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E dopo la pubblicazione degli avvisi, dei criteri di selezione e dei fac-simile, dal prossimo 14 dicembre si apriranno le procedure per l’invio e la successiva selezione dei progetti da finanziare: 2,1 miliardi sono i fondi che il PNRR ha destinato al capitolo rifiuti ed economia circolare. Un piano che punta a colmare il gap impiantistico che ancora separa le Regioni del Nord da quelle del Centro-Sud e a investire su nuovi modelli di circular and green economy per un rilancio sostenibile di filiere d’eccellenza, come quelle della carta, della plastica, dei Raee e del settore strategico del trattamento della frazione organica da raccolta differenziata.
Eppure, nonostante il grande potenziale messo in campo, sono ancora tanti i nodi da sciogliere. A partire dalla ripartizione dei fondi tra pubblico e privato, che vedrebbe privilegiata la prima dimensione a discapito delle piccole e medie imprese. Un piano, dunque, che sembra non mettere l’iniziativa privata nelle condizioni di sviluppare al meglio il proprio potenziale sia di investimento che di innovazione. “Io recupererei la prima parola del PNRR: ‘piano’. Occorre dare dignità a questo termine per permettere una vera transizione ecologica. Il PNRR ha dato delle risposte completamente inadeguate. C’è una scelta del governo verso il pubblico, trascurando così la piccola e media impresa privata che opera nel mercato” dichiara Walter Regis di Assorimap.
“Dobbiamo essere bravi a evitare di dare i soldi a chi non ne ha bisogno. L’attenzione che è stata posta sulla capacità di portare risorse su quel sistema di imprese medie – che in effetti è il vero sviluppatore del nostro processo industriale – credo sia un elemento significativo. Le grandi aziende devono far sì che gli interventi e la loro capacità di attrazione delle risorse si leghino allo sviluppo di progetti industriali per l’economia circolare: progetti di riorganizzazione e rigenerazione infrastrutturale per le smart city” aggiunge Marco Mairaghi, MTM per Acea.
Non è una strada spianata quella che parte dalla raccolta e finisce negli impianti di trattamento. Nel mezzo, infatti, si trovano spesso degli ostacoli: tra gli altri, una burocrazia, per così dire, ‘a macchia di leopardo’ che in alcune zone del Paese accelera investimenti e in altre li frena, insieme a una buona dose di pregiudizi e cultura del ‘no’ che minano il clima di fiducia tra istituzioni, imprese e soprattutto cittadini, ostacolando l’industrializzazione del settore. “Il PNRR dovrà creare le condizioni affinché tonnellate di carta e cartone possano essere riciclate adeguatamente in Italia. Ci sono ancora Regioni che si pongono nuovi obiettivi di raccolta differenziata, ma i tempi per adeguare le autorizzazioni non sono tali da permettere lo sviluppo della raccolta” dichiara Roberto Di Molfetta di Comieco.
“Il PNRR rappresenta uno strumento straordinario e noi non possiamo perdere questa occasione di crescita per il nostro Paese, perché potrebbe determinare una totale rivisitazione del mondo della gestione dei rifiuti, caratterizzato da contraddizioni molto nette con un Nord totalmente efficiente e un Sud che ancora lotta per non costruire gli impianti” aggiunge Mariateresa Celebre di Waste to Methane.
Con i fondi stanziati dal PNRR il Paese si ritroverà ad affrontare una grande sfida: la rigenerazione dell’intero sistema e delle strategie di crescita e sviluppo dell’industria dei rifiuti per favorire una maggiore omogeneità del Paese che aiuti, in particolare il Sud, ad avanzare spedito lungo la strada della transizione ecologica. “Proviamo a spingere questa leva straordinaria del PNRR in una nuova direzione, partendo da tutte le drammaticità e criticità del passato, a cominciare da quelle che noi registriamo più che altrove nel Mezzogiorno. Grazie alla semplificazione normativa e grazie alle risorse potremmo provare a invertire la tendenza” dichiara l’Onorevole Paolo Russo.