Con il 72% di riciclo dei rifiuti, urbani e speciali, l’Italia si conferma tra i paesi leader in Europa per recupero di materia dagli scarti, con eccellenze che vanno dagli imballaggi ai rottami, passando per l’organico da raccolta differenziata. Vietato adagiarsi sugli allori, avverte però il nuovo rapporto L’Italia del Riciclo, pubblicato oggi dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
Con il 72% di riciclo dei rifiuti, urbani e speciali, l’Italia si conferma tra i paesi leader in Europa per capacità di recuperare materia dagli scarti. Dagli imballaggi ai rottami, passando per l’organico da raccolta differenziata, i rifiuti sono fonte sempre più strategica di risorse per l’industria e la manifattura: un autentico fattore di competitività, per un paese povero di risorse naturali come il nostro, ma anche una leva fondamentale per la riduzione dell’impronta ambientale e climatica del sistema economico nazionale. Vietato però adagiarsi sugli allori, avverte il nuovo rapporto L’Italia del Riciclo pubblicato oggi dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: le sfide all’orizzonte, si legge, richiedono un cambio di passo che deve passare soprattutto per l’innovazione tecnologica dei processi e per un quadro di regole che agevoli l’utilizzo di risorse riciclate al posto di quelle vergini, compensando le sempre più frequenti fluttuazioni dei valori di mercato delle materie prime seconde.
Il comparto degli imballaggi si conferma punta di diamante del riciclo in Italia, su livelli di avanguardia in Europa: 10,5 i milioni di tonnellate di imballaggi avviati a recupero di materia nel 2022 (erano 9,3 nel 2018), 2 punti sopra al target del 70% previsto dall’Ue al 2030. Quasi tutte le filiere hanno già raggiunto o superato gli obiettivi europei di circolarità: carta, vetro e acciaio, si legge nel rapporto, primeggiano con un tasso di riciclo dell’81%. Gli imballaggi in alluminio hanno un tasso di riciclo del 74%, bel oltre il 60% previsto dall’Ue per il 2030, fonte preziosa di risorse per le fonderie nazionali che, sottolinea il rapport, producono solo alluminio secondario. Indietro rispetto ai target Ue il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica, con un 48,6% che resta tuttavia a un passo dall’obiettivo del 50%. Più complicato il percorso verso l’obiettivo al 2030 del 77% di raccolta delle bottiglie in PET, che il sistema nazionale oggi intercetta solo per il 68%.
Da un lato i numeri d’eccellenza delle filiere nazionali, dall’altra l’incognita sulle prospettive aperte dal nuovo regolamento europeo imballaggi, che a giorni entrerà nella fase di trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio. “L’incertezza generata da alcune misure contenute nella proposta iniziale – spiega il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi – hanno contribuito ad alimentare preoccupazioni per molte imprese del settore. Il quadro si va però schiarendo e migliorando anche perché il settore è ormai consolidato e resiliente. Le iniziative prese presso le istituzioni europee, con proposte e argomentazioni non solo di settore, ma di interesse generale, hanno inciso e si ritrovano in alcuni degli emendamenti approvati dal Parlamento europeo che ha fatto un buon lavoro“. “L’economia circolare – sottolinea Ignazio Capuano presidente di Conai – è un ramo importantissimo della nostra economia. E la nostra industria del riciclo fa scuola in Europa: anche il testo proposto dall’ultima versione del regolamento imballaggi ne riconosce l’importanza”.
Non sono solo gli imballaggi, spiega però il rapporto, a tenere alta la bandiera del riciclo nostrano. Nel 2022 l’Italia si è confermata anche primo produttore di acciaio da forno elettrico in Europa, pari all’85% della produzione siderurgica nazionale (la media europea è del 44%), risultato raggiunto grazie al riciclo di 18,6 milioni di tonnellate di rottame di ferro. Numeri d’eccellenza si registrano anche per il settore dei rifiuti organici, con 7,4 milioni di tonnellate raccolte nel 2021 e trasformate in 2,1 milioni di tonnellate di compost, 406 milioni di metri cubi di biogas e 136 di biometano, e nel comparto degli oli minerali usati, con 178mila tonnellate rigenerate, pari a circa il 98% del raccolto, rispetto al 61% dell’Ue. Più variegato lo scenario nelle altre filiere, dai fanghi da depurazione, che nel 2021 sono finiti in discarica per oltre il 52%, ai rifiuti elettrici ed elettronici, con un tasso di intercettazione fermo al 34%, oltre trenta punti sotto il target europeo vincolante del 65%.
Ritardi che, spiega il rapporto, si associano – e spesso derivano – anche dalle fluttuazioni nel mercato delle materie prime seconde. La contrazione del tasso di utilizzo circolare delle risorse, sceso al 18,4% nel 2021 e in calo di 2,2 punti, è un chiaro campanello d’allarme. Per consentire al riciclo di conservare il proprio ruolo di fattore di competitività, oltre che di presidio ambientale, serve rimuovere le barriere normative e culturali all’utilizzo di materia riciclata, spiega il rapporto, ma anche spingere sull’innovazione tecnologica, mettendo a sistema le migliori pratiche adottate dai player di settore. Dal riciclo chimico delle plastiche alle tecniche avanzate per il recupero di minerali critici dai rifiuti tecnologici, dal recupero di fosforo e azoto dai fanghi di depurazione alla devulcanizzazione degli pneumatici a fine vita per l’utilizzo nella produzione di nuove gomme. Senza dimenticare le leve economiche e fiscali per vincere la concorrenza delle risorse vergini, come per gli aggregati riciclati dai rifiuti da costruzione e demolizione o le plastiche riciclate.