Riciclo, Italia al top ma ora servono incentivi

di Ludovica Lopetti 18/12/2024

Secondo l’ultimo rapporto Il riciclo in Italia con il 20,8% il nostro Paese ha quasi raddoppiato la media europea di utilizzo di materiali riciclati. Per vincere la concorrenza delle risorse vergini, avvertono però gli esperti, servono meccanismi di incentivazione a livello europeo e nazionale


È un ritratto confortante quello che emerge dal rapporto ‘Il riciclo in Italia 2024’, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato venerdì scorso a Milano. L’Italia si conferma leader europeo nell’impiego industriale di materiali riciclati, che nel 2023 hanno rappresentato il 20,8% del totale, quasi il doppio rispetto alla media europea, ferma all’11,8%. Quasi tutte le filiere superano i target fissati dall’Ue: in testa alla classifica ci sono i rifiuti da imballaggio, con una percentuale di riciclo salita al 75,3%, quasi cinque punti in più rispetto all’anno precedente e largamente in anticipo sull’agenda 2030, che impone agli Stati membri di riciclare almeno il 70% del packaging. Carta e cartone fanno da traino con il 92,3%, mentre le plastiche sono fanalino di coda con il 47,7% (quindi ancora sotto il livello del 50% al 2025).

Lo stivale primeggia anche nel riciclo dei rifiuti speciali: il 72,2% ha avuto una nuova vita, una percentuale in leggera crescita rispetto al 2021. Meno confortanti i risultati sul versante dei rifiuti urbani: con l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata peggiora la qualità, aumentano scarti e frazioni estranee. Nel 2022 sul 65,2% di rifiuti differenziati, solo il 49,2% è stato effettivamente riciclato, una performance che, verosimilmente, non consentirà all’Italia di raggiungere lo standard del 55% al 2025. Altra nota dolente sono i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche: nel 2023 i dati sulla raccolta continuano ad essere bassi, al 30%, molto lontani dal 65% imposto dall’Europa e dalle potenzialità, tant’è che il mancato raggiungimento del target sui raee (così come di quello sui rifiuti urbani) ha spinto la Commissione Ue ad aprire ai danni dell’Italia una procedura d’infrazione.

Dell’importanza dell’industria del riciclo nel panorama italiano ha parlato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un videomessaggio. “La via italiana del riciclo è un valore assoluto del nostro Paese, che come governo abbiamo difeso in Europa per esempio nell’ambito dell’approvazione del regolamento Imballaggi – ha detto -. Questa ricerca di sostenibilità che un tempo definiva una nicchia di mercato oggi è il cuore dell’economia, è uno dei grandi motori del PIL italiano”.

Il ruolo dell’Ue è tornato nelle parole di Ignazio Capuano, presidente del Conai. Il consorzio di recente ha presentato a Bruxelles una ricerca realizzata da Tea Group che ha fatto emergere la capacità del sistema nazionale di raccolta e riciclo degli imballaggi di generare valore economico, oltre che benefici ambientali. “Gli imballaggi a fine vita hanno un impatto importante sull’economia circolare – ha spiegato – partendo dai vari imballaggi riusciamo a creare economia, tanto che con un euro abbiamo un moltiplicatore di 4,6 volte e che al tempo stesso porta a un giro d’affari di 3,3 miliardi di euro. Inoltre si risparmia materia prima vergine e si riducono le produzioni di CO2. La ricerca poi in questo ambito crea circa 35.000 posti di lavoro. Noto una certa preoccupazione in merito alla raccolta di fondi ESG negli Usa, calata nettamente nell’ultimo triennio e arrivata a 10 miliardi di dollari a trimestre nell’ultimo anno. La nuova amministrazione americana sembra andare nella direzione opposta a dove va l’Europa”.

La conferenza è stata anche una tribuna per segnalare criticità e offrire spunti per l’adozione di politiche sull’economia circolare. A partire dall’introduzione di meccanismi di incentivazione all’utilizzo di materia riciclata in sostituzione di risorse estratte in natura, per premiare il contributo del riciclo alla decarbonizzazione e bilanciare la concorrenza, talvolta sleale, delle materie vergini. “Non ci sono solo crediti di carbonio – ha detto Capuano – ma serve stabilire economia premiante per chi utilizza materie prime seconde. Non dobbiamo scordarci che soffriamo di dumping ambientale, materia prima vergine che viene venduta a prezzi più bassi perché le esternalità ambientali non sono inglobate nel prezzo”. “Per aumentare la circolarità e i tassi di riciclo – ha aggiunto il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi – è fondamentale assicurare stabilità, volumi adeguati di domanda e prezzi remunerativi per le materie prime seconde generate dal riciclo. Per questo assume rilevanza strategica la nuova proposta annunciata dalla Commissaria Von der Leyen di una nuova legge europea sull’economia circolare, che contribuirà a rafforzare la domanda di mercato per materiali secondari. Ma, oltre alle misure europee, servirebbero anche iniziative nazionali per aumentare la domanda interna”.

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