Una risoluzione del Parlamento Ue chiede una strategia per l’approvvigionamento sostenibile di ‘materie prime critiche’ come litio, platino e silicio. Serve lavorare su partenariati internazionali e spingere il riciclo. Tema che nei piani nazionali di ripresa, dicono gli eurodeputati, “non è adeguatamente affrontato”. L’Italia, per una volta, fa eccezione in positivo
Cos’hanno in comune litio, platino e silicio? Più di una cosa. La prima è che sono tre elementi dei quali nel prossimo futuro avremo sempre più bisogno, visto che il primo serve per fabbricare le batterie dei device elettrici (comprese le auto), il secondo per integrare il ciclo di produzione dell’idrogeno verde, il terzo per i pannelli fotovoltaici. Tre strumenti al centro della transizione globale verso modelli economici ed energetici sempre meno fossili e sempre più sostenibili. Per questo negli ultimi anni la domanda di mercato di litio, platino e silicio è cresciuta in maniera esponenziale. Così come il loro prezzo, che in queste settimane è schizzato ulteriormente per effetto della ripresa dopo la battuta d’arresto della pandemia: quello del silicio, ad esempio, è triplicato nel giro di pochissimo.
E qui veniamo alla seconda cosa che i tre elementi hanno in comune, ovvero il loro essere concentrati nelle mani di pochi attori, quasi tutti al di fuori dell’Unione europea. Che per questo li inserisce in un elenco di circa 30 elementi definiti ‘materie prime critiche’, o CRM. Come le cosiddette ‘terre rare’, tanto strategiche per l’industria hi-tech quanto, per l’appunto, rare. La Cina, ad esempio, che possiede il 37% circa dei giacimenti mondiali, garantisce di fatto il 99% delle forniture all’Ue. Il Sud Africa invece il 92% di quelle di iridio e il 71% di quelle di platino. Ma la natura critica dei CRM listati dall’Ue non è solo legata a questioni di reperibilità. Del cobalto, ad esempio, abbonda l’Africa centrale, ma nelle miniere dalle quali viene estratto, quasi tutte di proprietà di Pechino, è stata rilevata l’assenza di qualsiasi forma di tutela della salute di chi ci lavora (bambini compresi). Grandi quantità di tantalio nella forma della ‘columbo-tantalite’, meglio conosciuta come ‘coltan’, vengono invece trafficate al confine tra Congo e Ruanda da bande armate che si contendono con la violenza il dominio del mercato nero.
Le grandi trasformazioni digitali ed ecologiche in atto mettono insomma l’Europa di fronte alla necessità di ripensare le proprie strategie di approvvigionamento. In una chiave che garantisca non solo la stabilità delle forniture, ma soprattutto la loro sostenibilità ed eticità. Come? Spingendo sull’economia circolare e sul recupero delle ‘materie prime critiche’ dai rifiuti che ne sono ricchi, soprattutto quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche, ma anche costruendo “il quadro politico per permettere un’estrazione sostenibile in Europa e nei paesi non Ue”. Parola di Hildegard Bentele, eurodeputata e relatrice di una risoluzione approvata questa settimana dal Parlamento europeo che impegna la Commissione ad adottare una strategia che aumenti l’autonomia per la fornitura, tramite la costruzione di un mercato secondario con risorse riciclate ma anche esplorando la possibilità di approvvigionamento sostenibile negli Stati membri ricchi di CRM.
Serve “intensificare gli sforzi per garantire che i prodotti alla fine del ciclo di vita contenenti materie prime critiche siano adeguatamente raccolti”, con riferimento soprattutto ai rifiuti che contengono ‘terre rare’ il cui mercato “è completamente distorto e monopolizzato dalla Cina”, si legge nella relazione. “I processi industriali di riciclaggio delle materie prime critiche necessitano tuttora di cospicui investimenti nelle infrastrutture di raccolta e recupero, nell’innovazione e nell’espansione delle tecnologie, come pure nelle competenze, creando nel contempo opportunità di lavoro”. I piani nazionali di ripresa, scrivono gli europarlamentari, potrebbero essere un’occasione preziosa per spingere l’infrastrutturazione del settore ma, osservano laconici, “non affrontano adeguatamente le sfide legate all’approvvigionamento”. Per una volta l’Italia fa eccezione in positivo, visto che il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina 150 milioni di euro proprio al finanziamento di impianti innovativi per il recupero di CRM dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Ma il riciclo, da solo, non basterà. “Tutte le previsioni – dice Bentele – prevedono una maggiore domanda di materie prime critiche a causa della doppia transizione. Ci impegniamo quindi ad aumentare i nostri sforzi per fare pieno uso dell’economia circolare. Tuttavia, la ricerca mostra che questi sforzi non saranno sufficienti, almeno nel breve e medio termine”. Secondo la Commissione europea nella corsa verso i target di riduzione delle emissioni fissati dal Green Deal, l’Ue potrebbe avere bisogno fino a 18 volte più di litio e cinque volte più di cobalto nel 2030 per le batterie dei veicoli elettrici e lo stoccaggio di energia. Motivo il documento approvato dal Parlamento Ue chiede un sostegno tecnico concreto a favore di misure di approvvigionamento “responsabile e sostenibile” negli Stati membri ma anche il rafforzamento della cooperazione internazionale e soprattutto “una nuova strategia UE-Africa” per lo sfruttamento equo e sostenibile delle materie prime critiche.
Concordo con un aumento degli impianti di recupero di Raee e assimilati, da dove attingere le materie prime , ma non dimentichiamo gli attuali problemi di filiera e di utilizzo finale per tutti i rifiuti recuperati.