Inerti riciclati: senza mercato imprese a rischio

di Monica D'Ambrosio E Luigi Palumbo 12/10/2023

Sbloccare il mercato degli aggregati recuperati per scongiurare la saturazione, e il conseguente blocco, degli impianti di riciclo. L’appello della filiera nel convegno promosso da ANPAR e NADECO. Gava: “Nuovo decreto end of waste sarà notificato a Bruxelles, ma proveremo ad accelerare il percorso per l’adozione”


Sbloccare il mercato degli aggregati recuperati per scongiurare la saturazione, e il conseguente blocco, degli impianti di riciclo. Anche orientando verso il mercato dei prodotti riciclati la domanda delle stazioni appaltanti impegnate sui cantieri del PNRR. In occasione di un convegno promosso da ANPAR e NADECO, e andato in onda su Ricicla.tv, gli operatori tornano a lanciare l’allarme per il basso tasso di circolarità del comparto nazionale dell’edilizia e delle infrastrutture. Su 80 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione generati ogni anno, l’81% è avviato a riciclo ma i materiali generati dal trattamento – gli aggregati recuperati – vengono assorbiti solo per circa la metà. “È indispensabile creare il mercato per 64 milioni di tonnellate di aggregati resi disponibili ogni anno dalle nostre aziende – ha spiegato Paolo Barberi, presidente di ANPAR – una risorsa enorme, e sprecarla significa attingere da cave, miniere e alvei dei fiumi”.

Complice la diffidenza delle stazioni appaltanti nei confronti degli aggregati recuperati, ma anche il costo più contenuto degli inerti da cava, centinaia di migliaia di tonnellate di materiali potenzialmente impiegabili restano sulle piazzole di stoccaggio degli impianti. Che ora rischiano la saturazione e lo stop. “È emblematico l’esempio del più grande cantiere d’Europa, quello per la ricostruzione post terremoto nel centro Italia – ha detto Barberi – meno della metà dei prodotti riciclati resi disponibili al mercato è stata utilizzata, generando effetti disastrosi per gli impianti di recupero che rischiano conseguenze gravi a causa degli ingenti quantitativi di rifiuti e di prodotti stoccati al proprio interno”. In tema di cantieri, chiarisce ANPAR, nei mesi che accompagneranno – da qui a giugno del 2026 – l’attuazione del PNRR, i lavori stradali, quelli ferroviari e quelli portuali e aereoportuali potrebbero costituire un’opportunità per l’utilizzo degli aggregati riciclati in sostituzione di beni primari, soprattutto per la realizzazione degli strati di fondazione e per i sottofondi o rilevati stradali. Per questo l’associazione chiede l’adozione di linee guida nazionali per le stazioni appaltanti.

Possibili benefici per il settore potrebbero arrivare nei prossimi mesi anche dal nuovo regolamento end of waste per i rifiuti da costruzione e demolizione, in fase di revisione dopo le accese proteste degli operatori che hanno portato alla sospensione della prima versione del testo fino al 4 maggio del 2024. Il regolamento rivisto è stato inviato al Consiglio di Stato per il parere di rito e a giorni sarà notificato a Bruxelles. “A seguito di verifiche abbiamo ritenuto opportuno fare comunque un passaggio di notifica alla Commissione” ha chiarito il vice ministro dell’Ambiente Vannia Gava. Il testo inviato alla Commissione dovrà attendere i canonici 90 giorni di ‘stand still’. L’entrata in vigore si collocherebbe quindi agli inizi del 2024, entro la finestra temporale garantita agli operatori del riciclo per adeguare le autorizzazioni ma, ha detto Gava, non è da escludersi un’intesa con Consiglio di Stato e Commissione Ue “per vedere di accelerare il percorso”. “Gli operatori possono stare tranquilli – ha garantito – andrà tutto come previsto”.

Un percorso, quello per la revisione del decreto end of waste, che nelle ultime settimane ha incrociato i lavori del laboratorio istituito presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA per lo sviluppo di nuove metodologie di riferimento per i test ecotossicologici. “Stiamo sperimentando modalità di valutazione integrata – ha spiegato Valeria Frittelloni, direttore del dipartimento controlli, valutazioni e sostenibilità ambientale di ISPRA – che mettono insieme l’analisi chimica per la valutazione ecotossicologica con l’analisi di rischio. Un approccio che può essere molto utile per valutare la compatibilità ambientale dell’utilizzo dei prodotti derivanti dal riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione, soprattutto nelle applicazioni al suolo in sottofondi e simili”. Tanto più alla luce del fatto che la nuova versione del regolamento end of waste, a differenza della precedente, prevede proprio limiti all’utilizzo modulati in funzione della destinazione finale degli aggregati. “Abbiamo consegnato i risultati del nostro studio al Ministero dell’Ambiente, che ora dovrà valutarne la possibilità di utilizzarli o meno nell’istruttoria del nuovo decreto”, chiarisce Frittelloni.

Non basta l’end of waste, da solo, a sbloccare il mercato degli aggregati riciclati, ha avvertito però ANPAR. Serve anche un intervento deciso sul fronte dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), ha detto l’associazione, per risolvere le difficoltà di applicazione dei regolamenti per il settore dell’edilizia e delle infrastrutture, i principali settori di destinazione dei materiali riciclati. “Tutte le azioni possibili devono essere messe in campo affinchè tutti i prodotti riciclati dalle nostre imprese vengano riutilizzati”, ha ribadito Barberi.

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