Eccola la conferma che tutti aspettavano. Paola Muraro, assessore alla sostenibilità del Comune di Roma, è iscritta dal 21 aprile scorso nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e reati ambientali, tra cui quello di gestione non autorizzata di rifiuti, nell’ambito della maxi inchiesta della procura capitolina sulle irregolarità nel ciclo di gestione dei rifiuti romani. Lo ha comunicato il presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti Alessandro Bratti, aprendo col botto l’audizione congiunta del sindaco cinquestelle Virginia Raggi e dell’assessora ed ex consulente di Ama. «A fine luglio sono venuta a conoscenza di un 335 art.256 comma 4» ha detto la Muraro, nominata il 7 luglio scorso, confermando la notizia diffusa nei giorni scorsi dalla stampa, parzialmente smentita in un primo momento dal legale dell’assessora e a lungo taciuta dalla stessa ex consulente. Che sapeva dell’iscrizione nel registro degli indagati già dal 18 luglio e che adesso vede complicarsi, e di gran lunga, il quadro della sua permanenza al Campidoglio. Anche se, almeno per il momento, la sindaca pare averle confermato la sua fiducia. «Non c’è alcun avviso di garanzia – ha detto la Raggi – non appena ci saranno maggiori precisazioni prenderemo un provvedimento». La stessa Raggi, del resto, era da tempo a conoscenza del fascicolo aperto ai danni della Muraro. Dal 19 luglio, per l’esattezza, quando era stata proprio l’assessora ad informarla della propria iscrizione nel registro degli indagati. Quasi due mesi di smentite dopo, sulla testa della Raggi piove una tegola che rischia di fare decisamente male. E non soltanto a lei quanto all’intero Movimento.
Quanto al futuro del fragile ciclo romano dei rifiuti, è stata proprio la sindaca ad esporre, anche se per sommi capi, il piano d’azione del Campidoglio: «Gli inceneritori non fanno parte del nostro programma» ha detto, confermando la volontà della giunta capitolina di mettere a punto un «modello “rifiuti zero”» basato su riuso, raccolta differenziata, compostaggio e recupero dei materiali dalle frazioni indifferenziate degli rsu. Un progetto che, secondo la Raggi, deve puntare a «togliere i privati dalla fase di trattamento» e a fare di Ama un soggetto capace di coprire l’intero arco della gestione dei rifiuti. «Per fare questo dobbiamo un po’ risanare i conti di Ama» ha detto la sindaca. «Per quanto riguarda gli impianti proprietà di Ama, Ponte Malnome e Rocca Cencia – ha poi aggiunto la Raggi – dobbiamo presentare entro dicembre tutte le istanze autorizzative per il recupero di circa 300 tonnellate al giorno di frazione secca di multimateriale. Anche questo ci consentirà di aumentare gli impianti attualmente coinvolti nel ciclo dei rifiuti». Nei piani dell’amministrazione comunale non c’è invece la dismissione dell’impianto Tmb Salario, fortemente contestato dalla popolazione residente, ma un cambio di destinazione d’uso.
Ma la vera notizia è la stroncatura del piano industriale di Ama presentato nel 2014 dall’ex amministratore delegato Daniele Fortini e sulla base del quale, nel 2015, era stato rinnovato per quindici anni il contratto di servizio tra il Comune di Roma e la municipalizzata dei rifiuti. «Una volta diventata assessore mi sono resa conto che c’era una grande bufala che prevedeva un piano industriale basato su qualcosa di veramente ipotetico e non realizzabile» ha detto la Muraro riferendosi al piano di Fortini ed al progetto degli “ecodistretti”. «L’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuto ad Ama si basava su un piano industriale che prevedeva l’avvio di un impianto compostaggio a fine 2015, due tipi di impianti multimateriale in avviamento e un terzo nel 2018» ha spiegato Muraro, definendo il piano come «qualcosa di veramente ipotetico e non realizzabile. Dobbiamo riprendere in mano il piano industriale con tutto un iter da rimettere in piede», ha aggiunto, annunciandone un probabile ritorno in assemblea capitolina. “Restyling” in vista anche per il contratto di servizio siglato nel 2015 tra l’Ama a guida Fortini e l’ex sindaco Ignazio Marino. «Deve essere completamente rivisto – ha detto la Raggi – l’assessore e il dipartimento stanno iniziando a lavorarci e credo che ci vorranno due/tre mesi perché bisogna rivedere bene il perimetro delle competenze, che oggi è molto frastagliato».
Bocciata anche l’unica fase del progetto “ecodistretti” avviata da Fortini, quella per la costruzione di un impianto di compostaggio nel sito di Rocca Cencia, attualmente al vaglio della commissione Regionale per il rilascio delle autorizzazioni. «L’impianto di compostaggio da 50mila tonnellate lì non ci sta – ha detto la Muraro – neanche come viabilità. Su quell’area sono già autorizzati gli stoccaggi e l’ampliamento di un impianto di multimateriale e noi abbiamo scelto questa strada. Adesso ci sono le conferenze dei servizi per il famoso ecodistretto, quindi bisognerà capire se ritirare l’autorizzazione e dare seguito a quello che è attualmente autorizzato». Anche sul tasso di raccolta differenziata, che per l’ex ad di Ama Fortini si attestava al 41%, per Raggi e Muraro occorrerà fare chiarezza. «Facciamo un audit sulla percentuale della raccolta differenziata – ha detto la Muraro – perché si potrebbe aprire un danno erariale anche riferito al premio che Fortini ha percepito. E non solo Fortini, un’intera commissione ha percepito».
Nel corso del colloquio l’assessore capitolino ha ribattuto colpo su colpo alle pesanti accuse formulate un mese fa davanti alla stessa commissione dall’ex amministratore delegato di Ama, che in quella circostanza descrisse la Muraro come una persona «influente», e non «una semplice consulente incaricata di verificare le Aia». «Le attestazioni, le certificazioni non erano in capo a me, come invece è stato detto, per la natura del mio contratto e per la figura del consulente. A me può essere stato chiesto se ero d’accordo o meno sulle analisi, non sul codice Cer» ha detto la Muraro, che ha definito «calunnie» le dichiarazioni rese dall’ex ad, annunciando di aver dato mandato ai propri legali di procedere con una denuncia formale. E sul tritovagliatore di proprietà di Manlio Cerroni, verso il quale Fortini nel febbraio 2016 aveva interrotto i conferimenti definendolo «abusivo» e che nei primi giorni di mandato Raggi e Muraro sembravano invece intenzionate a reintegrare in servizio, l’assessora ha dichiarato: «Dal primo gennaio di quest’anno al primo febbraio sono state conferite 22mila tonnellate. Se quell’impianto è abusivo lo era anche allora, quindi non riesco a far quadrare le cose. Inoltre – ha aggiunto Muraro – sarebbe da chiedere perché la Regione lo ha inserito nel’impiantistica di riferimento».
Un’audizione, quella dell’assessora, che ha il sapore della prova generale, in vista dei colloqui che la Muraro sarà a breve chiamata ad intrattenere con i magistrati della procura di Roma, stavolta in qualità di indagata nell’ambito della maxi inchiesta condotta dal Pm Alberto Galanti. «Ho chiesto di essere audita ai primi di agosto, non è stato possibile perché il pm era giustamente in vacanza. Io non ho niente da temere, anzi, ho molto da dire». La procura, nel frattempo, ha confermato l’acquisizione agli atti dei contenuti emersi nel corso dell’audizione in commissione ecomafie. Compresi due faldoni, consegnati dall’assessora ai membri della bicamerale e contenenti dossier su presunte irregolarità delle quali Muraro sarebbe stata testimone negli anni della gestione Ama targata Fortini.
Il dubbio, però, resta: perché conservare per mesi in un dossier le prove di potenziali illeciti, piuttosto che consegnarle di volta in volta ai magistrati? «Obbligo contrattuale di riservatezza», aveva spiegato nei giorni scorsi in un’intervista la Muraro. Spiegazione comoda ma tutto sommato comprensibile. Anche se, a differenza dell’assessora, Daniele Fortini – che di Ama non era consulente ma amministratore delegato – nell’arco dei due anni passati al vertice della municipalizzata non aveva mai esitato a denunciare ai magistrati storture ed incongruenze, facendo anzi recapitare alla Procura un cospicuo numero di dossier. Proprio da quelle denunce sarebbero poi scaturite le indagini del pm Galanti. Quelle che adesso mettono a serio rischio la stabilità della poltrona dell’assessora ed ex consulente. «Non si può spacciare omertà per legalità – aveva dichiarato Fortini alla ecomafie – se la Muraro ha visto durante il suo periodo di consulenza presunte truffe e non le ha denunciate questo non va bene». A stabilirlo, adesso, sarà la procura.