Secondo Eurostat nel 2022 ogni cittadino europeo ha generato 513 kg di rifiuti urbani, in lieve calo rispetto all’anno precedente, mentre cresce, anche se di poco, il ricorso alla discarica. Che ancora assorbe il 23% dei rifiuti prodotti, mentre entro il 2034, dice l’Ue, non dovrà superare il 10%. Peccato che nel frattempo siano calati sia il riciclo che il recupero energetico
Cala la produzione di rifiuti urbani nei paesi membri dell’Unione europea, mentre aumenta il ricorso alla discarica e il riciclo, anche se di poco, rallenta. Al pari del recupero energetico. Lo rivelano gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, stando ai quali i rifiuti prodotti da ogni cittadino europeo sono passati dai 532 kg del 2021 ai 513 del 2022. Dato che, tuttavia, risulta più elevato di quello registrato nel 1995, quando i rifiuti pro capite generati pesavano 467 kg. Segno che, nonostante il calo registrato tra 2021 e 2022, il trend di lungo periodo non va nella direzione indicata dalla gerarchia europea, quella della riduzione. Resta ancora ampia la forbice tra Stati membri, con l’Austria che nel 2022 ha generato ben 827 kg pro capite, mentre all’altro estremo della classifica la Romania ha di poco superato i 300 kg. L’Italia, con i suoi 495 kg a testa nel 2022 si colloca a metà della graduatoria, restando al di sotto della media dell’Unione.
Se su base annua la produzione cala, cresce invece il ricorso allo smaltimento in discarica, che nel 2022 ha assorbito 118 kg pro capite di rifiuti urbani, uno in più dei 117 kg del 2021. E anche se rispetto al 1995 l’invio a discarica si è più che dimezzato, con una contrazione del 56% che ha portato il tasso di smaltimento dal 61 al 23%, per raggiungere l’obiettivo del 10% al 2035, fissato dalle direttive sull’economia circolare, servirà però un cambio di passo. Se misurato su un periodo più breve il trend di riduzione dei conferimenti sembra infatti avere perso velocità. Stando al centro europeo di statistica, tra 2004 e 2022 la contrazione annua è stata del 3,2% mentre tra 2021 e 2022 si è registrato addirittura un incremento, per quanto minimo, delle quantità. I numeri, insomma, sottolineano la necessità di rafforzare il ricorso alle soluzioni alternative allo smaltimento, vale a dire riciclo e recupero, ma su entrambi i fronti i dati Eurostat restituiscono segnali non proprio incoraggianti.
All’aumento, per quanto lieve, dei conferimenti in discarica, ha infatti fatto da contraltare la riduzione dei rifiuti avviati a recupero energetico, che sebbene quadruplicati rispetto al 1995 (da 14,5 a 58,2 milioni di tonnellate), nel 2022 sono risultati in calo sia rispetto al 2021 (60,3) che rispetto al 2020 (60,5). Segnali di rallentamento anche sul fronte del riciclo, con 249 kg pro capite avviati a recupero di materia nel 2022, meno dei 264 del 2021 e dei 253 del 2020. Anche in questo caso il raffronto con il 1995, quando venivano riciclati 88 kg per abitante, sottolinea i grandi sforzi messi in campo dagli Stati membri per allineare la gestione dei propri rifiuti urbani alle direttive europee, ma nei prossimi anni l’impegno andrà rinnovato e rafforzato.
Nel 2022, infatti, il tasso di riciclo ha toccato il 48,5%, in ritardo rispetto all’obiettivo del 50% al 2020 e ancora distante da quello del 65%, da raggiungere entro il 2035. Anche in questo caso resta ancora ampia la forbice tra Stati membri, con l’Austria (516 kg) in cima alla classifica per quantità di rifiuti urbani riciclati, e all’estremo opposto ancora una volta la Romania (appena 36 kg). Il dato aggiornato sull’Italia non risulta ancora integrato nel database di Eurostat, ma stando all’ultimo rapporto ISPRA (trasmesso nelle scorse settimane all’ente statistico europeo), nel 2022 il tasso di riciclo nel nostro paese ha toccato il 49,2%, in aumento di 1,1 punti sull’anno precedente, ma anche in questo caso indietro rispetto agli ambiziosi obiettivi della disciplina europea.