Rifiuti, le imprese campane: “No all’esclusione dei privati”

di Luigi Palumbo 01/03/2024

A poco più di un mese dallo scadere dell’ultimatum per la scelta del soggetto gestore del ciclo rifiuti, le imprese private della Campania lanciano l’allarme sugli affidamenti in house non motivati e chiedono l’apertura di un tavolo di confronto. Il vice presidente della Regione Fulvio Bonavitacola: “No alle scelte ideologiche”


Mentre si avvicina la scadenza fissata dalla Regione Campania per l’affidamento dei servizi di gestione rifiuti urbani da parte dei sette enti d’ambito regionali, le imprese private chiedono maggiori spazi di concorrenza e rivendicano il ruolo svolto negli ultimi anni a supporto degli enti locali. “Sono passati 30 anni dalla dichiarazione dello stato d’emergenza – osserva Ferdinando Di Mezza, vice presidente di Assoambiente – e in questi anni è cresciuta una classe imprenditoriale molto diversa da quella di un tempo, che ha saputo investire in qualità, innovazione e tecnologia. È anche grazie a loro che molte realtà hanno raggiunto livelli di eccellenza, come la provincia di Benevento dove la raccolta differenziata è ormai al 75%. Chiediamo che questo patrimonio non venga dilapidato”.

Un appello partito proprio dal capoluogo campano, in occasione di un incontro promosso dalla Confindustria locale per fare il punto sulle scelte di affidamento. Ultimo step di un lungo e complicato processo di riorganizzazione della governance del ciclo rifiuti regionale, partito nel 2016 e ancora lontano dal dirsi completato. “Nell’agosto scorso abbiamo dato ulteriore impulso agli enti d’ambito con una modifica alla legge di sistema del 2016 – spiega il direttore generale ai rifiuti della Regione Campania Antonello Barretta – è stato previsto un calendario e stiamo monitorando che gli enti lo rispettino”. Entro il prossimo 4 aprile, nello specifico, gli eda dovrebbero individuare forme di gestione e soggetti affidatari del ciclo. A livello di ambito o di sub-ambito. E in caso di ulteriori ritardi? “Abbiamo previsto un sistema che prevede diffida e commissariamento“, chiarisce.

Da parte della Regione, che fino al 4 aprile potrà solo limitarsi a un’opera di ‘moral suasion’ sugli enti d’ambito, nessuna preclusione rispetto alle forme gestionali o alle scelte di affidamento. “Non è competenza della Regione individuare i modelli di gestione – precisa il vice presidente e assessore all’Ambiente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola – noi abbiamo solo messo nero su bianco il ventaglio di possibilità che la legge consente di offrire: concessione di servizi, costituzione di società mista o società in house. Gli enti d’ambito sono i soli titolari delle competenze per l’individuazione della forma di gestione. L’importante però è che la individuino. Declamare in linea di principio ‘vogliamo la società in house’ e poi non mettere in atto alcuna decisione consequenziale significa agire in nome della ideologia, e non dell’operatività”.

Il problema, dicono le imprese, è che in risposta al pressing della Regione, in diversi ambiti – e in particolare a Benevento e Avellino – si è assistito al fiorire di nuove società in house alle quali affidare direttamente il servizio. Scelte del tutto prive delle necessarie motivazioni economiche e giuridiche, sottolineano gli operatori privati, esclusi di fatto dal mercato. “Si continua a insistere con un’architettura di gestione dei rifiuti quasi esclusivamente pubblica, basata su criteri di programmazione discutibili – dice il presidente di Assoambiente Chicco Testa – negli ultimi 20 anni il mondo dei rifiuti è completamente cambiato, la maggior parte dei rifiuti va a recupero e anche le aziende non sono più quelle di un tempo. Basterebbe dire: ‘ho questa quantità di rifiuti da trattare, chi si fa avanti per prendersela a un prezzo concordato che sia equo per tutti? Buona parte dei problemi sarebbe risolta”.

Principi concorrenziali che, se calati nel contesto regionale, dicono gli operatori, potrebbero ad esempio garantire qualche margine di risparmio in più agli utenti. Che in Campania, soprattutto a causa della mancanza di impianti di prossimità, pagano una delle Tari più salate. In provincia di Benevento, nello specifico, nonostante le buone performance di differenziata la tariffa si aggira sui 442 euro per famiglia, contro una media nazionale di 320. “Le imprese private sono pronte a investire anche in nuovi impianti – chiarisce Testa – del resto se guardiamo al centro nord il problema non esiste. Ci sono grandi imprese che gestiscono i rifiuti riciclando tutto quello che è possibile e avviando il resto a termovalorizzazione o discarica. E le tariffe sono più basse di quelle che troviamo da Roma in giù”. “Al contrario – aggiunge Di Mezza – oggi sembra si voglia premiare chi in questi anni non è stato capace di realizzare quello che serve. Gli operatori privati sono pronti a intervenire sul fronte dell’impiantistica, purché Regione ed enti locali ci diano la possibilità di farlo“.

Tuttavia, più che ispirarsi ai principi della concorrenza, è la denuncia delle imprese, le scelte di governance messe in campo da enti d’ambito come quello di Benevento sembrano derivare dal pregiudizio anti-privati, o addirittura dalla necessità di privilegiare meccanismi di altro tipo. Politici, più che economici o gestionali. E anche per questo, come nel caso della in house sannita SEAM nata a marzo del 2023, sono state già censurate dalla Corte dei Conti e dall’antitrust, che ne hanno rilevato, tra l’altro, l’incompatibilità con il nuovo testo unico dei servizi pubblici locali. Che proprio in ottica pro concorrenziale è molto più restrittivo sul fronte degli affidamenti diretti a società a totale partecipazione pubblica. “La normativa rende la cosa decisamente più complicata – osserva Di Mezza – quindi ritengo che alla fine si perderà molto tempo e non succederà niente. È ovvio che il rischio di esclusione dal mercato, per gli operatori privati, resta. La cosa grave è che si possa pensare di costituire nuove società, nuove forme di gestione buttando a mare quanto di buono si è costruito fino a qui”.

A poco più di un mese dalla scadenza per l’individuazione dei soggetti gestori le imprese campane chiedono dunque di riaprire i canali del dialogo con gli enti di governo del ciclo, “superando scontri, ricorsi e personalismi” si legge in una nota diffusa da Confindustria Benevento, in nome di “una logica di partenariato pubblico/privato”. “La distinzione tra impresa privata e pubblica è obsoleta – sottolinea il presidente di Confindustria Benevento Oreste Vigorito – l’impresa è impresa, e ha uno scopo solo: quello di offrire il miglior servizio nel rispetto dell’ambiente e del mondo in cui viviamo”. “Chiediamo che la Regione e gli enti d’ambito prendano atto dei nostri appelli, anche prevedendo l’apertura di un tavolo di confronto – rimarca Di Mezza – le aziende private sono pronte a fare la loro parte, come in questi anni hanno sempre fatto“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *