In arrivo il nuovo decreto end of waste sui rifiuti da costruzione e demolizione. In lavorazione quello sui rifiuti inerti da spazzamento. Ma a rilanciare la domanda di aggregati riciclati “sarà soprattutto il nuovo decreto con i CAM per le infrastrutture”, spiega Paolo Barberi, presidente di ANPAR. Annunciando in anteprima una iniziativa simbolica per accendere i riflettori sul mercato degli inerti recuperati. Con un’offerta che non si può rifiutare
Bene la revisione del decreto end of waste sui rifiuti da costruzione e demolizione, ormai alla firma. Bene anche l’appena pubblicato schema di decreto per i rifiuti inerti da spazzamento, che seppur con qualche criticità da risolvere è una “ulteriore conferma della volontà del MASE di affrontare in maniera concreta lo sviluppo dell’economia circolare”. Per Paolo Barberi, presidente di ANPAR, sarà però soprattutto il nuovo decreto con i CAM per le infrastrutture, che oggi sarà presentato in anteprima ai portatori d’interesse, a rilanciare il settore degli aggregati riciclati “riuscendo finalmente a liberare i piazzali degli impianti di recupero, pieni da nord a sud del paese“, spiega Barberi. Che a Ricicla.tv annuncia in anteprima il lancio di una iniziativa per accendere i riflettori sul mercato degli inerti riciclati. Come? “Offrendo alle stazioni appaltanti pubbliche un grande quantitativo di aggregati recuperati a un prezzo irrisorio”, dice. Un’offerta che non si può rifiutare.
È in consultazione lo schema di decreto ‘end of waste’ per il recupero delle componenti inerti dei rifiuti da spazzamento stradale. Qual è il commento a caldo dei produttori di aggregati riciclati?
“La pubblicazione del decreto è una ulteriore dimostrazione della volontà del Ministero dell’Ambiente, e in particolare della vice ministro Vannia Gava, di affrontare in maniera concreta il tema dello sviluppo dell’economia circolare. In questo contesto si inserisce l’apertura della consultazione sul nuovo regolamento sui rifiuti stradali. Che mi pare costruito un po’ sulla falsariga di quello per i rifiuti da costruzione e demolizione, anche perché la maggior parte dei rifiuti da spazzamento stradale è rappresentata proprio da componenti inerti”.
Quali sono i principali profili di criticità e quali gli elementi di positività della proposta?
“Ci sono alcuni elementi ai quali bisogna prestare attenzione, in parte riproposti dalla prima versione del regolamento sui rifiuti da costruzione e demolizione. In particolare alcuni valori limite, superati poi dalla versione rivista, come quelli per i solfati e cloruri. Anche i valori limite per i COD sono piuttosto bassi e difficilmente raggiungibili con aggregati prodotti a partire da terre di spazzamento. Un altro nodo è rappresentato dall’indicazione di misure di granulometria ben precise per gli aggregati recuperati. Nell’ottica dell’economia circolare, invece, si potrebbe dare più spazio al mercato. Un aspetto positivo invece è rappresentato dalla indicazione, una volta verificata la conformità dei lotti di produzione alle norme di utilizzo e ambientali, di non miscelarli “se non per tipologie omogenee”. Cinque parole che chiariscono un dubbio importante, esprimendo un principio che mi auguro possa essere esteso anche al regolamento sui rifiuti da costruzione e demolizione”.
A questo proposito: stando a quanto dichiarato dalla vice ministro Gava sarebbe ormai imminente l’adozione del nuovo decreto ‘end of waste’ sui rifiuti da costruzione e demolizione. Quanto è importante aver portato a termine il lavoro di revisione della prima versione del regolamento?
“Il nuovo testo arrivato alla firma risolve tanti problemi contenuti nel decreto 152 del 2022. Restano però da sciogliere alcuni nodi. Uno, come già detto, riguarda la possibilità di accorpare lotti omogenei una volta dichiarata la loro conformità, e mi sembra che il nuovo regolamento sui rifiuti da spazzamento lo risolva (sperando che l’indicazione possa essere estesa anche ai rifiuti da costruzione e demolizione). Gli altri due nodi da affrontare sono rappresentati dalla impossibilità di portare a recupero i rifiuti interrati e dai limiti restrittivi all’utilizzo degli aggregati in opere di riempimento su aree a destinazione industriale o commerciale. Limiti come quelli che nel 2022 ci costrinsero a impugnare la prima versione del decreto dinanzi al TAR perché rappresentavano un ostacolo alla possibilità di portare a recupero quantità importanti di rifiuti. Mi auguro che entrambe le questioni possano essere affrontate e risolte nel periodo di monitoraggio di 24 mesi previsto dalla norma”.
I due nuovi decreti agevoleranno il recupero delle componenti inerti dei rifiuti e la loro trasformazione in aggregati riciclati. Resta però da rinsaldare l’anello debole della catena, ovvero la domanda di mercato per gli aggregati. Che scenari si aprono su questo fronte?
“Aspettiamo con ansia e trepidazione, passatemi i termini, la pubblicazione del decreto con i Criteri Ambientali Minimi per le infrastrutture. Proprio oggi al Ministero dell’Ambiente ci sarà una riunione plenaria del tavolo di lavoro durante la quale verrà presentato il testo definitivo. Un testo importantissimo, che detterà per le pubbliche amministrazioni i criteri da seguire obbligatoriamente per la progettazione e realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. Siamo certi che con questo strumento riusciremo finalmente a liberare i piazzali degli impianti di recupero degli inerti, che sono pieni da nord a sud della Penisola”.
Perché?
“Oggi per ogni tonnellata di rifiuto inerte generato non c’è una equivalente tonnellata di aggregato riciclato che venga assorbita dal mercato. E questo non perché manchi il mercato: i cantieri ci sono e tutti i nostri prodotti sono conformi alle regole e idonei all’uso. Mancano però gli strumenti tecnici e normativi che ne sostengano e sollecitino l’utilizzo. Se siamo consapevoli del fatto che ogni giorno i rifiuti inerti vengono generati, e che dal loro riciclo derivano prodotti che possono essere impiegati in maniera efficace nell’edilizia e nelle opere infrastrutturali, allora non possiamo delegare la ricerca di una soluzione ai soli gestori degli impianti di riciclo, che con i piazzali pieni rischiano anche di vedersi chiudere gli impianti dagli organi di controllo. Proprio su questo tema proporremo a breve un’iniziativa”.
Quale?
“Abbiamo intenzione di proporre al mercato pubblico sull’intero territorio nazionale un quantitativo importante di aggregato riciclato, conforme al regolamento ‘end of waste’ e provvisto di marcatura CE, a un prezzo di fatto simbolico, sicuramente irrisorio per gli acquirenti pubblici. Un’azione pensata per ‘provocare’ le grandi stazioni pubbliche. Bisogna spingerle a conoscere gli aggregati riciclati e a comprenderne le modalità di utilizzo, anche servendosi dei più recenti strumenti della normativa tecnica. Come la revisione della UNI 11531-1 che contiene le indicazioni per l’impiego dei materiali per terre e miscele di aggregati non legati. Il mercato è fondamentale, i CAM sono fondamentali, ma per sbloccare questa situazione serve soprattutto un forte impegno politico”.
Non concordo sul concetto di “irrisorio”
Riciclare ha un costo tale costo non è o può essere considerato irrisorio
Le aziende che operano nel caos del riciclo lo sanno e non credo possano accettare il così detto prezzo irrisorio. Il prezzo è inferiore al materiale vergone ma non irrisorio
Scusatemi ma la vedo così