Nel discorso sullo stato dell’Unione la presidente della Commissione Ursula von der Leyen traccia l’orizzonte programmatico del green deal in vista delle elezioni del 2024: più supporto alle imprese, pugno duro contro la concorrenza sleale della Cina
L’Europa deve continuare a sostenere le imprese “per garantire una transizione equa e giusta” che sia capace di tenere insieme decarbonizzazione, competitività e posti di lavoro. Anche contrastando le “pratiche predatorie” che penalizzano l’industria europea sul mercato globale delle clean tech, a partire dalla concorrenza cinese nel campo dell’automotive elettrico. Nel discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato questa mattina dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen di fronte alla plenaria dell’europarlamento, più che un bilancio di fine mandato i passaggi sul green deal sono stati una dichiarazione programmatica in vista delle elezioni europee del 2024. “Manteniamo la rotta. Rimaniamo ambiziosi. Manteniamo la nostra strategia di crescita” ha detto von der Leyen, ribadendo che la transizione sarà “un viaggio equo per tutti coloro che sono colpiti, con posti di lavoro dignitosi e la solenne promessa di non lasciare indietro nessuno”.
La numero uno dell’esecutivo europeo sa benissimo che le chance per un eventuale bis alla guida della Commissione passano quasi esclusivamente dalla ricomposizione delle crepe nei rapporti con le forze di maggioranza e i governi degli Stati membri attorno all’ambizioso piano verde lanciato nel 2019. Cosa che significa in primo luogo garantire che il percorso verso l’obiettivo emissioni zero al 2050 non si traduca in costi economici e sociali insostenibili per le economie dell’Ue. Un timore che si fa sempre più strada anche nell’opinione pubblica e che i partiti di opposizione, soprattutto a destra, sono pronti a cavalcare e capitalizzare all’appuntamento con le urne. Ecco perché von der Leyen ha garantito che “entrando nella fase successiva del green deal europeo, una cosa non cambierà mai. Continueremo a sostenere l’industria europea durante questa transizione“, ha detto, come già fatto con il Critical Raw Materials Act e con il Net Zero Industry Act. A partire da questo mese “terremo una serie di dialoghi sulla transizione pulita con l’industria” per “supportare ogni settore nella costruzione del proprio modello di business per la decarbonizzazione”.
“Dall’energia eolica all’acciaio, dalle batterie ai veicoli elettrici, la nostra ambizione è chiarissima – ha sottolineato la presidente – il futuro del nostro settore delle tecnologie pulite deve essere realizzato in Europa”. Un lavoro che dovrà passare anche per la riduzione del carico burocratico – già pronto un piano specifico per il settore eolico, ha anticipato von der Leyen – e per la messa a punto di un sistema di finanziamenti comuni che sappia incoraggiare l’innovazione. “Nella proposta di revisione del bilancio Ue abbiamo previsto la creazione della piattaforma STEP per stimolare, sfruttare e orientare i fondi dell’Ue. Le nostre aziende hanno bisogno di questo sostegno adesso, quindi chiedo un rapido accordo”.
Ma sostenere l’industria europea delle clean tech, ha ricordato, significa anche tutelarla dalle “pratiche predatorie” dei competitor globali, Cina in testa. “Non abbiamo dimenticato il modo in cui le pratiche commerciali sleali della Cina hanno influenzato la nostra industria solare” ha detto von der Leyen, ricordando il monopolio di fatto esercitato da Pechino sul mercato delle materie prime critiche e i contraccolpi innescati dalle “restrizioni all’esportazione di gallio e germanio, essenziali per beni come semiconduttori e pannelli solari”. Sul fronte delle risorse critiche, ha detto, l’Europa deve aumentare la propria autonomia strategica consolidando i rapporti con partner affidabili come Stati Uniti, Australia e Giappone, al tempo stesso tuttavia “non disaccoppiando” ma mettendo in sicurezza il sistema produttivo dai rapporti commerciali con la Cina.
Sì a tenere aperti i canali del dialogo con Pechino, ha chiarito insomma von der Leyen (sottolineando che la formula ‘de-risking not decoupling’ sarà anche al centro del summit con la Cina che dovrebbe essere convocato entro la fine dell’anno), ma sì anche alla netta condanna delle pratiche di concorrenza sleale e dumping ambientale. “I mercati globali sono ora inondati di auto elettriche cinesi più economiche” il cui prezzo “è mantenuto artificialmente basso da ingenti sussidi statali”. Un fenomeno di fronte al quale la Commissione avvierà “un’indagine antisovvenzioni”. Mani tese verso l’industria europea, rapporti più stretti con i partner affidabili – a partire dagli Stati Uniti – prudenza e pugno duro quando serve nelle relazioni con la Cina. L’orizzonte programmatico del green deal, e della leadership di Ursula von der Leyen, è già tracciato.