Sono poco meno di 160 i milioni versati dall’Italia nelle casse di Bruxelles per le sanzioni relative alle procedure europee d’infrazione 2003/2077 per le discariche abusive non bonificate e 2007/2195 sull’emergenza rifiuti in Campania. A tirare le somme del salasso europeo è stato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che in occasione di un’audizione in Commissione ambiente alla Camera ha fatto il punto sulle 18 procedure europee d’infrazione in materia ambientale attualmente aperte ai danni dell’Italia. Le due procedure di cui sopra, in particolare, sono già giunte alla seconda sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia Europea e, per tanto, hanno visto l’Italia condannata al pagamento di sanzioni pesantissime.
Centotredici i milioni versati a Bruxelles per la mancata bonifica delle discariche abusive, 40 a titolo di sanzione forfettaria ed i restanti 63 in due tranche semestrali. Duecento i siti per i quali, il 2 dicembre 2014, era arrivata la seconda sentenza di condanna e con essa la prima ingiunzione a pagare. Dopo un anno, ha illustrato Galletti, restano ancora 155 discariche da bonificare o mettere in sicurezza. Per il ministro la responsabilità dei ritardi è tutta da attribuire all’inerzia delle amministrazioni locali nei cui territori ricadono i siti condannati dall’Ue, tanto che, ha ricordato Galletti, in ben 151 casi gli enti competenti sono stati diffidati ad adempiere agli obblighi di legge. «Tuttavia – ha detto il ministro – in molti casi i termini imposti con le diffide sono scaduti e le Amministrazioni interessate non hanno avviato o completato le attività prescritte. Il Ministero dell’Ambiente ha pertanto comunicato le informazioni necessarie alla Presidenza del Consiglio del Ministri ai fini della valutazione dell’opportunità, da parte del Consiglio dei ministri, di procedere all’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti delle amministrazioni inadempienti e al loro conseguente commissariamento».
Ammonta invece a 42 milioni il conto delle sanzioni per le inefficienze del ciclo rifiuti in Campania, 20 dei quali versati a titolo forfettario e 22 a titolo di sanzione semestrale. Cifra, quest’ultima, frutto della somma delle penalità quotidiane (120mila euro) accumulate a partire dallo scorso 16 luglio, dal giorno cioè della pronuncia della Corte di Giustizia. «La penalità imposta dalla Corte di Giustizia – ha ricordato Galletti – è suddivisa in tre parti, ciascuna pari ad un importo di euro 40mila al giorno, calcolata per categoria di impianti da realizzare in attuazione del Piano Regionale di Gestione dei rifiuti (discariche, termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti organici) per un totale di euro 120mila al giorno ed è dovuta fino a quando non saranno messi in esercizio gli impianti necessari a garantire l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani e allo smaltimento delle ecoballe». E se su quest’ultimo punto qualcosa si sta muovendo, con la gara d’appalto per lo smaltimento fuori regione di un prima quota da 800mila tonnellate di ecoballe e l’adozione del piano definitivo di interventi per la gestione in regione delle rimanenti 4 milioni di tonnellate, sul fronte dell’impiantistica invece è tutto fermo.
Al salasso già subito, insomma, si aggiungeranno inevitabilmente altri zeri. E a pagare dovranno essere le amministrazioni locali e regionali responsabili. A questo proposito, ha ricordato Galletti, «il Governo, al fine di assicurare una tempestiva esecuzione delle sentenze di condanna, ha previsto delle novità con la legge di stabilità 2016. Il sistema di rivalsa attivato dal Ministero dell’economia e delle finanze nei confronti dei soggetti responsabili delle violazioni che hanno determinato la sentenza di condanna prevede, infatti, un meccanismo di compensazione con i trasferimenti che lo Stato dovrà effettuare in favore delle amministrazioni stesse». Taglio netto agli stanziamenti per gli enti locali inadempienti, dunque, e a farne le spese saranno ancora una volta i contribuenti. Vittime, secondo il ministro dell’Ambiente, «di una difficoltà sistemica delle Regioni» ad adottare le misure necessarie a chiudere in tempi brevi le procedure d’infrazione.
«Delle 18 procedure europee in materia ambientale ben 14 vedono il coinvolgimento diretto delle amministrazioni locali e regionali. I dati appena esposti – ha detto Galletti – non hanno lo scopo di individuare responsabilità ma devono servire da stimolo per individuare le criticità, analizzare le procedure e mettere a fattor comune l’esperienza dei soggetti che, a vario titolo, ricoprono un ruolo nel multilivello decisionale. Ciò anche in attuazione dei principi costituzionali di sussidiarietà e di leale collaborazione che devono contraddistinguere i rapporti tra Stato e Regioni».