Contenuto a cura di Danilo Bonato, Direttore Generale Remedia
Giusto pochi mesi fa, l’Unione Europea ha varato un nuovo e ambizioso pacchetto di misure che si propone di ‘rafforzare la competitività, stimolando la crescita economica sostenibile e la creazione di nuovi posti lavoro’. Un passo importante verso lo sviluppo di un’economia sostenibile a beneficio dell’ambiente dove il riciclo e il riutilizzo sono punti cardine. Si tratta, infatti, di un vero piano d’azione che include tutte le fasi di vita del prodotto: produzione, consumo, gestione dei rifiuti e mercato delle materie prime secondarie.
Un approccio che rappresenta il futuro, ma che deve essere sempre più calato nel presente. Le imprese europee stanno già investendo nell’economia circolare, come è emerso nel recente appuntamento del World Economic Forum di Davos, dove l’analisi dei rischi per l’economia mondiale ha messo al primo posto gli impatti causati dai cambiamenti climatici. Restano però molte incognite da affrontare, come le conseguenze della continua discesa dei prezzi delle materie prime.
La Banca Mondiale, nel suo Commodity Markets Outlook, ha tagliato le stime per 37 su 46 materie prime a livello mondiale prevedendo un’ulteriore diminuzione: i prezzi delle materie prime non energetiche caleranno del 3,7% nel 2016, con i metalli in ribasso del 10% dopo il calo del 21% nel 2015. Più nel dettaglio, i prezzi del ferro – contenuto in grandi quantità negli elettrodomestici – potrebbero diminuire del 25% entro la fine del 2016, mentre il rame – presente ad esempio negli smartphone – potrebbe scendere del 9%.
Questo scenario mette in condizioni di forte difficoltà l’industria del riciclo – e in particolare la filiera di gestione dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche e Elettroniche), poiché gli impianti di trattamento faticano a trovare mercati di sbocco per i materiali ottenuti dalle operazioni di riciclo.
Si sta dunque comprendendo che un’economia basata sul riciclo può funzionare in modo efficace e in una prospettiva di lungo periodo solo se si sarà capaci di attribuire il giusto ‘prezzo’ legato all’utilizzo di materie prime vergini da parte dell’industria, che non deve considerare soltanto i costi di produzione, ma anche gli impatti ambientali, quali il consumo di suolo, di energia e di acqua, componenti essenziali del capitale naturale che dobbiamo tutelare per le generazioni future.
Una politica di sostegno all’industria del riciclo e, più in generale, ai modelli di economia circolare deve essere dunque in grado non solo di agire sulla prevenzione dei rifiuti e la progettazione ecocompatibile dei prodotti ma, allo stesso tempo, di stimolare la domanda per tali prodotti, attraverso incentivi efficaci e una corretta contabilizzazione dei costi ambientali sostenuti dalla collettività